Mantenimento dei figli: il criterio è sempre il tenore di vita del matrimonio
Il contributo dovuto per il mantenimento dei figli subisce gli influssi delle ultime novità in materia di mantenimento del coniuge?
Dopo che la Corte di Cassazione ha rivoluzionato il criterio per la determinazione dell’assegno di mantenimento per il coniuge divorziato, mi è stato chiesto spesso se il nuovo orientamento si estendesse anche al mantenimento dei figli.
Qual è il criterio per la determinazione dell’assegno di mantenimento dei figli?
Il contributo al mantenimento dei figli è stabilito ancora sulla base del tenore di vita che i figli hanno goduto durante il matrimonio?
Il mantenimento dei figli va parametrato al principio dell'”autosufficienza economica“?
La risposta non doveva essere così scontata se la Corte di Cassazione ha ritenuto opportuno chiarirla.
Ogni dubbio sul fatto che la Sentenza Grilli avrebbe potuto estendere i suoi effetti anche al mantenimento dei figli è stato recentemente fugato dalla Corte di Cassazione.
“I figli hanno il diritto di mantenere il tenore di vita loro consentito dai proventi e dalle disponibilità concrete di entrambi i genitori, e cioè quello stesso che avrebbero potuto godere in costanza di convivenza“.
Come si determina quindi in concreto il mantenimento dei figli?
Ecco i 5 parametri che il Giudice deve considerare per stabilire l’assegno di mantenimento dei figli.
1) le attuali esigenze del figlio
2) il tenore di vita goduto dal figlio durante la convivenza con entrambi i genitori
3) i tempi di permanenza presso ciascun genitore
4) le risorse economiche di entrambi i genitori
5) il valore economico dei compiti domestici e di cura, svolti da ciascun genitore.
Per determinare l’assegno di mantenimento il Giudice valuta innanzitutto le attuali esigenze dei figli e il tenore di vita goduto durante il matrimonio.
Poi il Giudice considera non solo le capacità economiche di ciascun genitore (e bilancia eventuali disparità), ma anche il diverso tempo che il figlio trascorrerà con ciascun genitore (che quindi se ne farà carico diretto per quel tempo).
Infine il Giudice dovrebbe considerare che i compiti domestici (per es. lavare e stirare i vestiti dei bambini, preparare loro da mangiare, tenere in ordine la casa) e di cura (per es. seguire i bambini nei compiti scolastici, accompagnarli a scuola, alle attività sportive, ricreative ed eventualmente religiose) richiedono tempo ed un impegno costante, che devono essere considerati nella determinazione dell’assegno di mantenimento.
Il contributo al mantenimento dei figli non è quindi solo una somma dei costi che il genitore sostiene per loro.
Spesso i genitori tenuti al versamento dell’assegno di mantenimento lamentano che l’entità del mantenimento è spropositato rispetto al costo effettivo dei figli.
Il contributo previsto dal giudice non contempla solo le spese di vitto, alloggio e vestiario, ma è volto anche a ripagare il genitore che vive con il figlio del tempo e della dedizione che gli dedica.
E’ dovuto un assegno di mantenimento anche se entrambi i genitori provvedono direttamente al mantenimento dei figli?
Capita sempre più spesso che i figli trascorrano egual tempo con i due genitori, i quali si dividono equamente i compiti domestici e di cura dei figli.
In tal caso, Giudice può decidere per il mantenimento diretto dei figli, ma solo quando i genitori hanno anche redditi equivalenti.
In tal caso il Giudice non disporrà alcun assegno di mantenimento.
L’eventuale disparità di reddito tra i genitori non consente al Giudice di non disporre l’assegno di mantenimento a carico del genitore più facoltoso.
L’assenza di un assegno di mantenimento, infatti, favorirebbe il genitore più facoltoso, a discapito dell’altro genitore.
Il genitore più abbiente potrebbe far godere ai figli un tenore di vita che l’altro genitore non potrebbe permettersi con i propri soli redditi.
I Giudici, quindi, tendono a mantenere l’assegno di mantenimento in caso di disparità di reddito, per evitare che i figli privilegino il genitore che ha maggiori possibilità economiche.
La determinazione dell’assegno di mantenimento dei figli richiede quindi una valutazione complessiva della situazione e del contesto famigliare.
Tale valutazione compete anche ai coniugi che, in fase di separazione, intendano optare per una separazione consensuale.
Per non aver poi rimpianti in seguito, è opportuno rivolgersi ad un avvocato divorzista che possa far affiorare tutti i risvolti del caso.
Solo con un’adeguata conoscenza dei propri diritti e dei propri doveri, infatti, i genitori possono fare una scelta consapevole e corretta anche per i figli.
Spesso si dice che se stanno bene i genitori stanno bene anche i figli, ma è giusto ricordare che è vero anche il contrario.